Una storia vera
e straordinaria
in cui la malattia
diviene opportunità
“Quel giorno il mio equilibrio cominciò a vacillare e, sull’onda di un corpo d’improvviso sofferente, mi spedì senza grazia tra le braccia di quella che, di lì a poco, si sarebbe rivelata l’avventura più incredibile di tutta la mia vita.
Perché un viaggiatore del mondo lo ero da molti anni, ma un viaggiatore della vita dovevo ancora diventarlo.”
Se volevo guarire dovevo modificare il paradigma attraverso cui mi percepivo e mi approcciavo alla malattia. Dovevo smettere di combattere quello che mi stava accadendo e iniziare, al contrario, ad accoglierlo. Lasciare andare l’attaccamento al risultato da conseguire e concentrarmi sul presente, su ogni singolo passo, procedendo con fiducia indefessa in me stesso e nella vita.
Se c’è una cosa che il viaggiatore impara presto è la necessità di abbandonare ogni rigido programma su quello che l’attende. Il viaggio non va mai come lo pianifichi e d’altronde è proprio in questo che ripone gran parte del suo fascino, perché un viaggio senza imprevisti, senza almeno un paio di deragliamenti rispetto all’itinerario pianificato, è solo una vacanza.
La guarigione del corpo è innanzitutto una guarigione dell’anima. È stato quando ho cominciato a convogliare la mia attenzione su di lei, anziché sulla manifestazione fisica della malattia, che la mia prospettiva ha cominciato a cambiare drasticamente.